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Home Digital Forensics

Intelligenza artificiale, professione forense e sicurezza delle informazioni.

Gli strumenti di intelligenza artificiale (AI) rappresentano una grande opportunità per studi legali di tutte le dimensioni. Scopri di più...

Avv. Giuseppe Serafini scritto da Avv. Giuseppe Serafini
6 Maggio 2024
in Digital Forensics, News & Eventi
Tempo di lettura: 5 minuti
0
Intelligenza artificiale, professione forense e sicurezza delle informazioni.

Gli strumenti di intelligenza artificiale (AI) rappresentano una grande opportunità per studi legali di tutte le dimensioni. Consentono infatti di rispondere alle mutevoli esigenze dei clienti e all’aumento della mole di dati generati a livello sociale, comprese le sempre crescenti quantità e diversità di evidenze digitali che devono essere create ed elaborate.  Da un lato, ciò si traduce in un’opportunità per molti studi legali più piccoli di competere con successo con i colossi del settore in ambiti che in precedenza non avrebbero potuto affrontare a causa di limiti tecnici e mancanza di capacità. In effetti, grazie a una più ampia automazione, gli strumenti informatici basati sull’AI potrebbero offrire ai legali una nuova possibilità di migliorare ulteriormente i propri flussi di lavoro, garantire una maggiore coerenza ai prodotti finali e aumentare il valore aggiunto del loro operato.                             

Dal punto di vista di chi scrive, la disponibilità di applicazioni di intelligenza artificiale (AI) funzionali allo svolgimento della professione forense, migliora l’efficienza, il processo decisionale e facilita strategie di difesa proattive, consentendo agli avvocati di assistere meglio i propri clienti in un panorama digitale in continua evoluzione, e rappresenta una forza trasformativa senza precedenti, dalla quale anche il campo della cyber security, nei suoi aspetti tecnici, normativi e regolatori, non può dirsi immune.

Dal punto di vista tecnologico la maggior parte degli strumenti di intelligenza artificiale (IA) che gli avvocati possono utilizzare si basano sui progressi compiuti nel campo della linguistica computazionale, ovvero nel settore dell’elaborazione del linguaggio naturale (NLP – Natural Language Processing).                                                                                                     Il NLP copre diverse aree, tra cui l’analisi delle forme grammaticali con cui appaiono le parole e le frasi, il modo in cui questi componenti del nostro parlato e del nostro testo interagiscono tra loro, come vengono formati correttamente e come possano essere generati in modo appropriato e automatizzato.

Già ad un primo approccio è semplice comprendere come l’IA abbia il potenziale per rivoluzionare i servizi legali di cybersecurity. Ad esempio, i sistemi di cybersecurity basati sull’IA eccellono nel rilevare anomalie, modelli e potenziali vulnerabilità in modi che spesso superano i metodi tradizionali. Ciò consente agli avvocati che operano in ambito cybersecurity, eventualmente in supporto dei CISO delle organizzazioni, di consigliare proattivamente i clienti sulle misure di mitigazione del rischio, riducendo potenzialmente la probabilità di costose violazioni. Nondimeno, in caso di violazione, gli strumenti di intelligenza artificiale possono semplificare il processo di indagine, ad esempio, l’IA può essere impiegata nell’ambito della digital forensics, per analizzare vasti registri di traffico di rete per aiutare a identificare l’origine dell’attacco, l’entità dei dati compromessi e i requisiti di conformità appropriati per la notifica del cliente.

Sotto altro profilo l’AI è in grado di supportare i legali anche con l’automazione dei contratti e la valutazione dei rischi. Gli avvocati possono utilizzare strumenti di analisi dei contratti basati sull’AI per individuare più rapidamente vulnerabilità e incongruenze, garantendo la conformità e salvaguardando gli interessi dei clienti. Ciò in quanto le tecniche di elaborazione del linguaggio naturale (PNL) possono facilitare la revisione di grandi volumi di contratti in relazione a potenziali rischi per la sicurezza.

Infine, l’AI consente la ricerca legale basata sui dati, consentendo agli avvocati di interrogare database normativi e giurisprudenziali ampi con maggiore efficienza. Ciò consente di scoprire precedenti pertinenti e di essere consapevoli delle interpretazioni giuridiche in evoluzione nell’ambito della cybersecurity, consentendo agli avvocati di fornire una consulenza adeguata con la continua evoluzione della materia ai propri clienti.

Nel panorama europeo, gli studi legali stanno sempre più tentando di sfruttare le possibilità offerte dall’AI per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei loro servizi ai clienti ma, come detto, questo progresso tecnologico comporta sfide e implicazioni etiche che devono essere attentamente considerate. In effetti l’utilizzo di modelli di intelligenza artificiale nel campo della cybersecurity, seppur promettente, non è privo di rischi, poiché l’addestramento di questi modelli su dati imperfetti o incompleti può generare informazioni distorte o inaccurate, con potenziali conseguenze negative per i clienti e per l’intero processo legale. Per questo motivo, gli avvocati che impiegano l’IA devono assumere un ruolo di supervisione critica, analizzando attentamente i risultati generati dai modelli e valutandone l’affidabilità, solo così si potranno evitare conseguenze indesiderate, come decisioni sbagliate o la violazione di obblighi etici. In altre parole, l’integrazione dell’AI nella cybersecurity richiede un approccio equilibrato che valorizzi i punti di forza di entrambi i protagonisti: l’efficienza e l’accuratezza del modello da un lato, e il giudizio critico e la responsabilità etica degli avvocati dall’altro. Solo così si potrà garantire un servizio legale di qualità elevata e una protezione efficace dei clienti nel complesso panorama digitale di oggi.

Sotto altro ma non meno importante profilo, l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale complessi, specialmente quelli basati sul deep learning, introduce nuove sfide nel campo della cyber security e del diritto. La “scatola nera” che spesso caratterizza questi sistemi, con processi interni difficili da comprendere e spiegare, solleva questioni di cruciale importanza in materia di responsabilità e trasparenza, diventa infatti problematico non solo determinare chi sia responsabile per eventuali errori o imprecisioni generati dall’IA, soprattutto quando tali decisioni hanno un impatto diretto sugli esiti legali, ma la mancanza di trasparenza nei processi decisionali dell’IA può ostacolare anche la valutazione della loro affidabilità e creare ostacoli alla tutela dei diritti dei clienti. La trasparenza è fondamentale e richiede, sin dalla progettazione, la documentazione dell’utilizzo dell’AI all’interno degli studi per costruire la fiducia dei clienti e prepararsi a potenziali dispute. Per affrontare queste sfide è necessario un impegno congiunto da parte di sviluppatori di sistemi AI, professionisti legali e autorità competenti.                                          Lo sviluppo di algoritmi più trasparenti e l’implementazione di adeguati protocolli di controllo e supervisione umana sono elementi essenziali per garantire la responsabilizzazione degli attori coinvolti e tutelare i diritti degli individui nel contesto dell’utilizzo dell’AI in ambito giuridico. Solo attraverso un approccio collaborativo e multidisciplinare si potrà garantire che l’AI sia impiegata in modo responsabile e trasparente nel campo della cybersecurity, contribuendo alla tutela dei diritti e alla costruzione di un sistema legale più efficiente e sicuro. Per sfruttare al meglio i vantaggi dell’AI nelle loro pratiche legali di cybersecurity, gli avvocati europei dovrebbero promuovere l’alfabetizzazione sull’AI all’interno della loro professione, continuando a formare se stessi sulle potenzialità e sui limiti dell’AI.

In ogni caso, la priorità della cybersecurity, garantendo la sicurezza dei sistemi di intelligenza artificiale stessi con rigorosi controlli di accesso e valutazioni delle vulnerabilità, deve rimanere assoluta. Tuttavia, il successo nell’integrazione dell’AI dipende da un’implementazione ponderata, dall’attenzione alle considerazioni etiche, dalla trasparenza e da una continua enfasi sull’essenziale competenza professionale dell’avvocato. Ciò porterà allo sviluppo di best practice e framework per l’uso etico dell’AI nell’ambito legale.

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Tags: NIS2Serafini
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Avv. Giuseppe Serafini

Avv. Giuseppe Serafini

Giuseppe Serafini è Avvocato Cassazionista del Foro di Perugia. Lead Auditor ISO/IEC 27001:2013, ISO/IEC 27701:2019; DPO UNI 11697:2017. Master di II° livello in Cybersecurity. Master di II° livello in Data Protection. Perfezionato in Digital Forensicis, Cloud & Data Protection. Già docente di Informatica Giuridica presso la Scuola di Specializzazione in Professioni Legali di Perugia, e collaboratore della cattedra di Informatica Giuridica della Facoltà di Giurisprudenza di Perugia; Docente in Master di II° livello. Relatore ed autore di numerose pubblicazioni in materia di Sicurezza delle Informazioni e Diritto delle nuove Tecnologie. Associato CLUSIT e Digital Forensics Alumni.

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