Il business della sorveglianza digitale è più forte che mai, il riconoscimento facciale, l’impronta digitale e molto altro sono oramai pane quotidiano.
Il fatto è che purtroppo, non tutti sanno come utilizzare certe applicazioni, e se adoperate male possono diventare pericolose, mettendo a rischio la privacy delle persone.
Serve, dunque, sicuramente una moratoria che limiti l’uso di queste applicazioni, o almeno è questo ciò che afferma l’Ufficio dell’Alto commissario per i Diritti umani delle Nazioni Unite. Basti pensare al recente scandalo riguardante Pegasus, il software di sorveglianza per Smartphone che molti governi di tutto il mondo utilizzano per tenere sotto controllo giornalisti e politici.
Tutto ciò mette a rischio la vita di molti. Pensiamo ai giornalisti, in particolare a quelli d’inchiesta, come possono nascondere le proprie fonti se la rubrica del loro telefono viene spiata? Gli attivisti per i diritti umani? Come possono sentirsi protetti se vengono costantemente tracciati? Non è stato accusato solo Pegasus, la FinFisher ad esempio circa due anni fa fu accusata di vendere prodotti di sorveglianza al governo turco mentre aziende francesi e olandesi hanno fornito al governo cinese alcune tecnologie per la sorveglianza di massa.
Pegasus, in particolare preoccupa soprattutto per la sua precisione e per i metodi di installazione, praticamente impossibili da captare. Sfruttando le Zero-Day, ossia vulnerabilità di un applicazione, il malware si infiltra nel sistema e entra nello smartphone.
In Europa gli Stati dovrebbero vigilare che le proprie aziende non vendano prodotti a regimi autoritari, ma non è proprio così.
Finlandia e Svezia, ad esempio, sono più morbide e così le aziende che vendono quei prodotti riescono ad assumere il ruolo di controllori e non essere più controllate.
Tuttavia, è stato fatto un passo avanti. A Maggio 2021 il consiglio dell’UE si è espresso in tema regole sull’esportazione di questi prodotti, introducendo l’obbligo per le autorità UE di informare in maniera dettagliata sui rischi che l’uomo può intercorrere, sulle licenze di esportazione e richiedendo alle aziende di utilizzare pratiche di due diligence, anche se non è chiaro in cosa consistano e come impedire alle aziende di mentire.